Un nuovo locale tra Napoli e l’Argentina. la mia recensione sul corriere

A Tavola

«Il cuoppo», la mozzarella in carrozza, il pomodorino del piennolo, la pizza verace, la pastiera: un altro ben riuscito scorcio di Napoli alla milanese, con una deviazione in Argentina per le carni alla brace. Si chiama Bacicha (via Orti 31, tel. 02.49.53.86.40) ed è il risultato del maestro pizzaiolo Gianfranco Iervolino, insieme con l’investimento di Stefano De Martino, il ballerino compagno di Belèn. Nonostante i presupposti, qui ci sono per fortuna pochi vip, ma molta sostanza nel piatto. Tanto basta a dare un giudizio positivo di questo locale. Cantina all’altezza. Conto sui 40 euro, chiuso il lunedì.

Il posto giusto per togliersi la voglia di pasta fresca. La mia recensione sul corriere

A Tavola

A quasi un anno dall’apertura si può fare un bilancio della bottega con cucina dal nome colto, Platina (via Lecco 18, tel. 02.29.52.27.11), il regno della pasta fresca e ripiena. Padre e figlio di sangue sardo — il primo ai fornelli, il secondo in sala e bottega — da soli sanno togliere la voglia di tortelli e ravioli dai ripieni classici e non. Ma la vera scoperta sono gli spaghettoni alla chitarra alla carbonara, o aromatizzati al prezzemolo e conditi con vongole; piatti che per tecnica, gusto ed equilibrio fanno impallidire molti omonimi usciti dalle cucine degli stellati. Il locale è sempre aperto e un pasto costa 25 euro.

Suggestioni straniere e piatti tradizionali nell’elegante The Stage. La mia recensione sul corriere

A Tavola

Il luccichio del mogano trascina il commensale nella chiglia rovesciata di un immaginario gigantesco motoscafo Riva. Al pianterreno, lo store Replay, sopra il ristorante The Stage (piazza Gae Aulenti 4, tel.02.63793539). Il bar è un gioiello dove impera il mixologist blasonato Francesco Cione. La cucina è in mano al napoletano Angelo Mancuso e va sempre migliorando. Meritano il risotto limone vaniglia e scampo; la ricciola con provola affumicata, pomodorini e leche di basilico. Accanto ai piatti «tradizionali», le suggestioni peruviana e giapponese sembrano vincenti. Da 80 euro.

Katia Maccari ospite nel salotto chic di Palazzo Parigi. La mia recensione sul corriere.

A Tavola 

Basta un’occhiata ai tortelli di borragine ripieni di caprino, in brodetto di finocchio, o al cannolo con crema di formaggio, lenticchie e cioccolato bianco, per capire che la 37enne Katia Maccari è cuoca di valore. Sarà per tutto dicembre a Palazzo Parigi (corso Porta Nuova 1, tel. 02.62.56.25): lascia temporaneamente il ristorante una stella Michelin Salotti del Patriarca a Chiusi per portare la filosofia toscana nell’hotel che ha visto all’opera Carlo Cracco e Luigi Taglienti. Alle cene dell’11, 12 e 19 dicembre, grandi vini Barberani, Podere Forte e Casanova di Neri. Maccari firma anche i pranzi di Natale e Capodanno. Da 90 euro.

Il tocco napoletano di Lillo Frigoli all’Arengario. la mia recensione sul corriere

A Tavola

A chi gli chiedeva il segreto per un locale di successo, il potente imprenditore e barone Harold Samuel rispondeva: «location, location, location». È il caso dell’Arengario in piazza Duomo (tel. 02.72.09.38.14) di Giacomo Bulleri. Le guglie a portata di tavolo facevan passare la cucina in secondo piano, tranne la pasticceria, fregio di famiglia. Poi arriva il cuoco Pasquale «Lillo» Frigoli (ex Mudec), napoletano di 28 anni, e da sei mesi anche il bravo direttore Luca Pedinotti, che in sala dà il giusto ritmo. Le linguine mantecate, i ravioli di scarola e gli scialatielli fanno ben sperare. Prezzi a partire da 70 euro.

Cous cous, sambusa e zighinì in via Canonica. La mia recensione sul corriere

A Tavola

Gli etnici hanno sempre quell’aria un po’ artefatta, come i fiori finti. Savana (via Canonica 45, tel. 366.40.73.136), il nuovo eritreo ai bordi di Chinatown, no. Non per l’arredo o la nazionalità del cuoco africano, ma per una questione di sapori. Pochi piatti e corretti. Il sambusa, fagottino ripieno di carne o verdura, è croccante e profumato di spezie. Lo zighini è un succulento piatto unico a base di carne di manzo, erbette, patate, cous cous, lenticchie rosse, uova sode. Si mangia con le mani aiutandosi con ingera, il pane sottile e morbido preparato ogni giorno. Si termina con tè alla cannella. 25 euro in media.

Classici milanesi e bollito misto all’Osteria Conchetta. La mia recensione sul corriere

A Tavola

L’Osteria della Conchetta (via Conchetta 8, tel. 02.8372917) non è certo una novità, ma a volte urge monitorare le vecchie insegne, specie se cambiano gestione. In cucina, accanto ai piatti milanesi qualche volo pindarico, ma noi consigliamo il mangiare meneghino: brasato, cassoeula, nervetti e ossobuco, risotto al barolo e riso al salto. Su tutto, la costoletta, che pur essendo «a orecchia d’elefante» conserva morbidezza e l’osso. Di giorno il locale è caoticamente affollato per pranzi di lavoro, la sera acquista un’aura più romantica. Il mercoledì: bollito misto al carrello. Trenta euro circa.

Atmosfere rètro tra arrosti e polenta nel Parco del Ticino. La mia recensione sul corriere

A Tavola

Nel cuore del Parco del Ticino, a due passi dal Naviglio Grande, da Lucrezia (via De Barzi, 11 Robecco sul Naviglio info al telefono 02 9470784) tutto sembra rimasto fermo a 50 anni fa. Un locale per cerimonie e banchetti fa storcere il naso ai gourmet, ma quanto è rassicurante. Una sfilza di antipasti, tortelloni, piatti di pesce e arrosti di carne. L’autunno regala i risotti, la polenta con porcini trifolati e, nascosta tra (tanti,troppi) piatti in carta, una commovente insalata russa di cui si è smarrita la memoria in qualche pranzo domenicale di famiglia. Con 25 euro si fa la classica «pacciada» veronelliana.

Trippa, risotto e taglieri di qualità alla taverna Ciccus. La mia recensione sul corriere

A tavola

Ciccus, in via Canonica 13 (tel. 02.39439188), è un locale sullo stile «taberna» romana con tanto di mattoni a vista, prosciutti e trecce d’aglio che pendono dal soffitto. Un format lombardo che dall’estate è anche milanese. Ogni giorno propone un paio di primi caldi, come gnocchi, trippa o un risotto, ma il punto di forza sono i taglieri di salumi e formaggi di buona e varia provenienza, per lo più italiana. Crudo di Sauris, cotto del Cremonese, porchetta, pecorini e qualche dessert, luogo ideale per chi ama i vini al bicchiere e cerca qualcosa da stuzzicare la notte (chiude alle 2). Taglieri da e 10.

Cena gourmet al settimo piano della Rinascente. La mia recensione sul Corriere

A Tavola 

Da oggi a sabato, La Rinascente si trasforma in un paradiso per gourmet per «When food meeting fashion»: ogni piano ospita un evento legato al cibo, una lezione o un assaggio. Il tutto culmina domani sera con il Grand Dinner, una serata al Maio Restaurant. Si apparecchia al 7 piano dove la cena di 5 portate è orchestrata dai giovani cuochi blasonati dell’Associazione JRE e da Luca Seveso, di casa Maio. Tra gli ingredienti: stoviglie Richard Ginori 1735; una verticale di Moët & Chandon e la vista sulle guglie del Duomo. 150 euro tutto incluso, 20% di sconto su Rinascente card. Prenotare su www.rinascente.it