BASILIO: SAPORI DI SARDEGNA. LA MIA RECENSIONE SUL CORRIERE

A Tavola

A un passo dalla Martesana, un po’ discosto, il Ristorante Basilio (via della Giustizia 5, tel. 02.67079402, aperto dal 19 agosto) continua a offrire variazioni gastronomiche di mare lungo la rotta che porta in Sardegna. Da qualche tempo, ogni lunedì un menu tutto sardo, dalla zuppettina di cozze alla cagliaritana ai cullurgiones con mandorle e mentuccia fresca, delizia i commensali. Nel resto della settimana, non mancano mai un generoso fritto misto e i gamberoni alla catalana. La ricerca del pesce di qualità è una missione per lo chef Gianluca Tondo. Prezzo medio 40 euro, in cantina oltre 150 etichette.

DON LISANDER: IN CUCINA NICOLA FIORELLO. LA MIA RECENSIONE SUL CORRIERE

A Tavola

Il Don Lisander (via Manzoni 12, tel. 02.78.03.05) resta aperto tutti i giorni del mese. Il ristorante che Bice Mungai aprì nel 1946 ha una nuova gestione dall’autunno scorso. Il giardino, vera piccola oasi che accoglie nello storico palazzo Trivulzio, si è arricchito di nuove frondose piante. In carta: linguine al polpo, noci di mare e bottarga; filetto di agnello con mirtilli al curry, e i classici vitello tonnato, costoletta e risotto con ossobuco. Tutto orchestrato dallo chef Nicola Fiorello, in carica da aprile: la sfida è ridare smalto a un’insegna amata dai milanesi che negli ultimi tempi si era offuscata. Conto sui 60 euro.

VANILLA BAKERY: OLTRE 100 PROPOSTE AMERICAN STYLE. LA MIA RECENSIONE SUL CORRIERE

A Tavola

Chi arriva dal mondo della moda raramente sfonda in quello della ristorazione. Cristina Bernascone con il suo Vanilla Bakery (via San Siro 2, tel. 02.48.10.25.42) ha compiuto il miracolo. Cento proposte di cucina americana (sì esiste), atelier per bambini e grandi, feste a tema, catering fantasiosi. Aperto dalla prima colazione, a parte i mille tipi di zuccherosi cup cake, offre piatti della tradizione americana, cucina cajun – jambalaya, zuppa di pollo e crab cake, chicken wings, T-bone e maiale sfilacciato, pancakes e bagels dolci e salati, fried potatoes, uova in omelette o alla benedict. A partire da 10 euro.

ZAZA’ RAMEN: IL GIAPPONE DI BRENDAN BECHT. LA MIA RECENSIONE SUL CORRIERE

A Tavola

L’unico brodo che sfida il caldo è il ramen, il tipico piatto giapponese dalle radici popolari (a Tokyo si mangia anche per strada) che unisce diverse componenti: pasta, pesce o carne, uova e verdura in brodi aromatizzati. Il japanese style non è solo sushi e i milanesi sembrano gradire questo piatto unico anche in estate, sarà perché la pasta servita nel brodo è fatta in casa con farina di grano tenero e assomiglia allo spaghetto. In regia lo chef olandese Brendan Becht dai trascorsi blasonati. Zazá Ramen (via Solferino 48, tel.02.36.799.000) tiene aperto sempre tranne la domenica, 30 euro circa.

I nuovi bartender. Psicologia da bancone

A regola d’arte.
Sanno farti parlare o stare zitto, consolare o ascoltare, ma soprattutto servire il cocktail giusto: ecco gli esperti del bere miscelato
Non si bluffa.
Prima di dimostrare che sei un fuoriclasse devi conoscere alla perfezione le basi

«I buoni giudici della natura umana sono i dentisti e i baristi: i primi aiutano ad alleviare il dolore, i secondi alleviano l’infelicità». Nulla è cambiato da quando lo scrittore Godfried Bomans pronunciò questa frase intorno a Rick (Humphrey Bogart), protagonista del film «Casablanca». I barman sono e rimangono i confessori della fauna che popola le notti metropolitane. Ora sono belli, giovani, internazionali e talentuosi. Decidono che cosa beve una città e come. I curatori d’anime del crepuscolo si chiamano bartender, esperti del mixologist, l’arte del bere miscelato. Sanno farti parlare o stare zitti da dietro il bancone, invece che davanti al lettino come gli psicoanalisti.

La data da ricordare è il 1862, anno di pubblicazione della bibbia del settore «Bartender’s Guide», scritta dal maestro di tutti i baristi, Jerry Thomas. Fu lui a codificare i primi 10 cocktail che poi diventeranno i classici. Gli antenati della maggior parte dei drink di oggi, perché come in cucina, prima di dimostrare che sei un fuoriclasse, devi conoscere alla perfezione le basi. In questo mondo, tutti gli occhi guardano a Londra, da lì nascono tutte le tendenze e, non per caso, molti dei bartender più acclamati sono di origine italiana. Come Luca Cinalli, che lavora a The Nightjar, considerato uno dei primi tre bar al mondo, creato sul modello degli Speakeasy, i locali nati in America durante il Proibizionismo, dove si entra con la parola d’ordine. Anche a Milano ci sono locali di questo genere, come il «1930», dove tutto è improntato a quegli anni, dall’arredo ai bicchieri. Per arrivarci devi passare dal Mag Café e sperare di essere simpatico, lì potrai avere accesso al locale segreto.

Al nuovissimo Botanical Club, la prima distilleria con cucina gourmet a Milano e forse in Europa, la bartender è donna. Katerina Logvinova è nata a Samara, sulle rive del Volga, due lauree e la gavetta nei locali di Milano che fanno scuola: il Mag, il Julep’s e l’Ego. «Il Botanical Club all’Isola», dice uno dei soci, Alessandro Longhin, «è un progetto unico, abbiamo deciso di installare un primo alambicco Big Charlie, dell’artigiano toscano Frilli, dentro la nostra cucina a vista. A luglio cominceremo a distillare i primi gin: il sogno fra un paio di anni è uscire con il nostro brand di gin. Per ora, ci divertiamo con cento etichette da tutto il mondo». Dice Kate: «Essere un bravo bartender non vuol dire conoscere tutti i drink a memoria né inventarne di nuovi. Significa saper interpretare l’umore di chi si ha di fronte, servirlo al meglio e farlo sentire a proprio agio».

Una delle realtà più interessanti a Milano è Drinkable, società di consulenza che organizza e gestisce party e detta la tendenza in tutta la città, nata da un’idea di Alessandro Melis e Francesco Pierluigi. «Il senso dell’ospitalità è la parola d’ordine, seguita da accoglienza e cura dei dettagli», dice Giaime Mauri, uno dei partner di Drinkable, attualmente alla Langosteria 10 Fish Bar di via Tortona. «Le nuove tendenze partono dalla qualità. La gente vuole cibo fresco, gustoso e ben lavorato. L’ultimo successo è una coppa di champagne Veuve Clicquot con sottilissime strisce di peperone crudo e ghiaccio. Perfetto per un posto all’aperto come questo».

Al Ceresio 7, i cocktail si bevono intorno alle due piscine. Dice Dario Gentile, l’unico bartender milanese che sa parlare cinese: «La gente vuole sempre novità e ora, accanto al gin tonic e agli altri classici, proponiamo drink con infusioni o spezie come il Twilight by The Pool, a base di vodka allo zafferano, pompelmo e polvere di agrumi. E siamo forti anche con gli analcolici: il Berry Field, succo di mango, frutti e purea fresca di fragole, spopola».

Tra gli indirizzi obbligatori, il Trussardi Café in piazza Scala, dove regnano Fabio Poggi e Luca Cinacchi: al banco con cocktail sempre nuovi, infusioni di fiori e centrifugati di frutta fresca, finanzieri, avvocati e ladies scintillanti. Gli «yuccies», come vengono chiamati i nuovi creativi metropolitani, vanno da Otto in Paolo Sarpi: l’ambiente è internazionale e sui tavoli sono sparsi «Le Figaro» e l’«Herald Tribune». Peccato che il gin tonic qui si faccia con l’acqua tonica alla spina.

Sei isole tematiche per mangiare tra i chioschi: apre la Langosteria Fish Bar il locale protagonista dell’estate che ruba la magia alle notti milanesi

Sei isole tematiche per mangiare tra i chioschi: apre il nuovo spazio della Langosteria 10 Bistrot & Bottega, la Langosteria Fish Bar il locale protagonista dell’estate che ruba la magia alle notti milanesi.

C’è un nome che a Milano entusiasma gli appassionati di pesce non appena lo sentono pronunciare: Langosteria. Niente chef stellati, niente camerieri guantati, né ambienti lussuosi, e il prezzo non è certo popolare, eppure il locale in via Savona 10, nato nel 2007, ha un successo quasi incomprensibile.

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Per prendersi cura del proprio organismo mangiando, appuntamento al Papillarium di Amati in via Cappellini 21 vicino a Piazza Repubblica

Per prendersi cura del proprio organismo mangiando, appuntamento al Papillarium di Amati in via Cappellini 21 vicino a Piazza Repubblica. Piatti deliziosi ed elaborati dallo chef sempre presente in funzione di cosa cercate: aumentare la concentrazione, depurarsi, ricaricare l’organismo, drenare…Leccornie da degustare sul posto, da portare a casa o da farsi consegnare!

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Cucina cinese chic? Bon Wei il tempio del meglio della cultura gastronomica cinese in Italia. Oggi su A Tavola del Corriere della Sera

Cucina cinese chic? Bon Wei il tempio del meglio della cultura gastronomica cinese in Italia. Oggi su A Tavola del Corriere della Sera

Assaggiare i piatti del cuoco Guoquin Zhang fa crollare tutto d’un colpo tutti i preconcetti sui ristoranti cinesi. Una cucina vera che va ben oltre l’involtino primavera e che si sviluppa al Bon Wei (via Castelvetro 16, tel. 02 341308), il tempio del meglio della cultura gastronomica cinese in Italia.

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I veri ristoranti etnici in città sono quelli Europei. Vi porto alla scoperta delle nuove aperture.

I veri ristoranti etnici in città sono quelli Europei. Sul Corriere della Sera di oggi vi porto alla scoperta delle nuove aperture.

Se chiedi a un milanese di buon palato di consigliarti un etnico, non ti indicherà di un locale cinese o un sushi bar. Ormai questa tipologia di ristoranti cosparge il paesaggio urbano al punto che ne è diventata parte integrante. I veri etnici in città, oggi sono gli europei.

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