«La mia love story con l’Italia» E Joe vince anche da scrittore

Il restaurant man Bastianich si aggiudica a mani basse il premio Bancarella «Nell’autobiografia svelo la conversione all’italian style. Cividale per me è casa»

 

Che avesse fiuto commerciale, un buon fiuto per giunta, lo si era capito. Mica casuale, la pensata di darsi alla letteratura: se Joe Bastianich “colpisce” è per vincere, questo pare ormai assodato. Nessuno stupore, allora, nella conquista del Premio Bancarella 2015, sezione (ovviamente) cucina: “Da New York all’Italia: storia del mio ritorno a casa”, furba epopea del fenomeno Joe Bastianich appunto, si è aggiudicato il podio nella decima edizione del riconoscimento con ampio distacco dal secondo classificato (Alessandro Marzo Magno, autore de “Il genio del gusto”, edito da Garzanti) e dagli altri quattro finalisti, Chef Rubio, Paolo Marchi, Alberto Capatti e Roberta Schira. Gli oltre sessanta librai che hanno composto la giuria non hanno avuto dubbi: il “trono” era per lui, Giuseppino-Joe, ora anche fenomeno da scaffale. La Utet aveva intuito l’affare e non si era lasciata scappare l’autobiografia, scritta da Sara Porro. «C’è un uomo, dietro il personaggio che abbiamo scoperto in tv», ha ironizzato la co-autrice a margine della cerimonia di premiazione, svoltasi domenica sera a Pontremoli. Perché Bastianich, ha fatto intendere, è molto di piú – e molto di diverso – rispetto all’irruente personaggio da palcoscenico. «Quando iniziammo a scrivere il libro – ha raccontato – lo conoscevo già da due anni, ma non avevo avuto modo di approfondire i tratti della sua personalità. Il lavoro svolto insieme me lo ha permesso: mi sono trovata di fronte a una figura dalla straordinaria generosità… che “convive”, certo, con un imprenditore lucidissimo e dal forte autocontrollo, ma che, pure, crede e sa insegnarti a credere nei sogni e a scegliere con saggezza le battaglie in cui impegnarsi». La voce della star, invece, è arrivata al telefono: «Vincere il Bancarella è… fantastico! Sono felice e onorato di avere ricevuto questo premio, di tradizione e di prestigio. “Giuseppino” – ha ricordato, quindi, Bastianich – racconta la mia love story con l’Italia. Spiega come il Paese d’origine della mia famiglia mi abbia accolto con calore e sia diventato cosí, per me, una seconda casa: il successo incontrato dall’opera costruita con Sara Porro segna un altro passo, in questo percorso». Percorso partito, parecchio tempo fa, con un viaggio alla riscoperta delle origini, con la precisa volontà di contrastare quella repulsione per l’“Italian style” (a partire dal cibo) che aveva contraddistinto l’infanzia americana del ristoratore. Obiettivo raggiunto: il rigetto sfociò in apprezzamento, l’apprezzamento in innamoramento. Lo Stivale divenne il luogo del cuore, quello in cui tornare non appena possibile e, anche, in cui investire (leggasi Orsone, il ristorante chic aperto qualche anno fa a Spessa di Cividale) e tentare, non di meno, l’avventura sugli schermi: venuto a conoscenza della versione nostrana di MasterChef, Joe fece i salti mortali per aggiudicarsi un posto nel programma, con il ruolo di giudice. Ci riuscí, come noto, e si conquistò la celebrità mediatica, diventando volto familiare al grande pubblico. In “Giuseppino” c’è tutto questo. Un succulento dietro le quinte del celebre restaurant man, che rivela aneddoti e curiosità e regala chicche lessicali, racchiuse nel glossario Bastianich-italiano.